Perché il periodo di Natale ci stressa così tanto? (E come ritrovare finalmente un po’ di serenità)
- Stephanie Testa
- 25 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Un inverno che non rispetta più il nostro corpo: la dimensione fisiologica
Fino a poco più di cent’anni fa, la nostra vita era ancora profondamente regolata dalla luce naturale e dal ritmo delle stagioni. In inverno, le giornate corte ci invitavano a:
riposare di più,
rallentare le attività,
restare al caldo,
dedicarci a momenti più interiori.
Oggi il mondo moderno ci impone un ritmo costante, identico in tutte le stagioni.
Eppure la scienza è molto chiara, la riduzione della luce diminuisce la serotonina (ormone del benessere) e aumenta la melatonina (ormone del sonno). Come risultato, sentiamo stanchezza, irritabilità, ipersensibilità.
Lo psicologo Michael Terman, specialista dei ritmi circadiani, lo riassume così: “Il corpo umano rimane stagionale, anche se la nostra società non lo è più.”
Chiediamo quindi al nostro corpo un livello di energia che fisiologicamente non può fornire. E il Natale arriva proprio quando il nostro organismo è al minimo delle sue risorse.
La pressione di dover essere felici: la tensione invisibile delle feste

La società attraverso la pubblicità ci ripete che il Natale deve essere felice, familiare, armonioso, perfetto.
Ma la realtà è diversa. Le famiglie non sono sempre semplici, spesso ci sentiamo giudicati, non riusciamo ad essere noi stessi, ci si può sentire soli anche circondati da gente, si prova colpa per non “sentire la magia”.
La psicologa Brené Brown lo dice benissimo:“Il paragone è il ladro della gioia.”
A Natale confrontiamo tutto: relazioni, famiglia, successo, felicità, emozioni…con un ideale che non esiste.
Lo stress nasce proprio da questa contraddizione tra ciò che proviamo e ciò che pensiamo di dover provare.
L’infanzia, la nostalgia e la pressione di ritrovare la magia

Per molti di noi, il Natale porta ricordi pieni di luce e meraviglia: le luci, l’attesa, i profumi, l’emozione.
Ma quel ricordo è infantile. Da bambini non ci occupavamo di nulla: né del cibo, né dell’organizzazione, né delle tensioni familiari. Da adulti cerchiamo di ritrovare la magia, ma spesso la cerchiamo nei posti sbagliati: i regali, le cene pesanti, l'alcool, le decorazioni, le foto “perfette”.
Eppure, se guardiamo le tradizioni religiose e spirituali, il Natale è prima di tutto un momento di: raccolta, pausa, celebrazione della luce nel buio, ritorno all’essenziale.
Forse quello che il nostro corpo chiede davvero è proprio questo: uno spazio interiore, non una performance.
La fine dell’anno: bilanci, stanchezza e autocritica
Dicembre è il mese in cui guardiamo ciò che non abbiamo fatto, vediamo cosa non ha funzionato, percepiamo cosa avremmo voluto vivere, sentiamo la pressione di “ripartire bene” a gennaio.
Il bilancio non è il problema. Il problema è la severità con cui lo facciamo.
E quando sommiamo a questo la mancanza di luce, le pressioni sociali più gli obblighi familiari, otteniamo il periodo più stressante dell’anno.
E se provassimo a vivere il Natale in un altro modo?
È proprio in momenti come questo che la sofrologia diventa preziosa. Ci riporta lentamente al respiro, al nostro ritmo naturale, a ciò di cui abbiamo davvero bisogno, alla nostra interiorità e ai valori che vogliamo portare nelle nostre giornate.
Attraverso esercizi semplici ma profondi, ci permette di calmare il corpo con la respirazione e il rilassamento muscolare, di chiarire le emozioni, di alleggerire la pressione interna e di ritrovare quella centratura che spesso perdiamo nei periodi più intensi. E, soprattutto, ci offre la possibilità di scegliere consapevolmente come vogliamo vivere ciò che ci aspetta.
4 gesti semplici per stare meglio (con o senza sofrologia)
1. Scrivere una “letterina a Babbo Natale… emotiva”
Non per chiedere oggetti, ma per rispondere a queste domande:
Come vorrei sentirmi quest’anno?
Cosa voglio davvero vivere?
Cosa desidero lasciare andare?
Di cosa non voglio più farmi carico da sola/solo?
La ricerca dell’UCLA (2007) dimostra che mettere le emozioni in parole riduce del 40% l’attivazione emotiva.
2. Scegliere tre valori guida per il proprio Natale
Semplicità, autenticità, lentezza, dolcezza, connessione…Una volta nominati, i valori diventano una bussola.
3. Riconnettersi al Natale dell’infanzia
Non per riprodurlo, ma per recuperare:
le sensazioni,
i suoni,
i profumi,
la luce,
la meraviglia.
Spesso è questo ricordo sensoriale che ci calma.
4. Respirare come richiede l’inverno
Rallentare, fare meno, accogliere, parlarsi con gentilezza.
Il corpo sa che è inverno. Ha bisogno di una pausa.
Il Natale non è un esame. Non misura la nostra felicità, né la perfezione della nostra famiglia, né il nostro successo.
È una stagione interiore. Un invito a tornare a noi stessi, ai nostri valori, al nostro respiro. E quando scegliamo di vivere questo periodo con più dolcezza, la serenità arriva molto più facilmente.
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